Ultima modifica: 24 Marzo 2016

Disortografia

La disortografia è una condizione caratterizzata da una marcata difficoltà nell’apprendimento della scrittura in presenza di normale intelligenza, in assenza di alterazioni neurosensoriali che possano giustificare tale difficoltà.

I segni più evidenti di una possibile disortografia possono essere omissioni di lettere o parti di parola (fole per folle), sostituzioni di grafemi (guffia per cuffia), inversioni di grafemi (al per la), errori relativi alle regole ortografiche (quore, cha, hanno solare), errori di separazione o fusione di parole (l’ago per lago, ad esempio). A scuola il bambino incontra difficoltà nel copiare dalla lavagna e in generale in tutti i compiti scritti (sia di italiano che di storia, geografia e matematica); capita spesso che nella scrittura resti indietro rispetto al resto della classe non riuscendo a tenerne il ritmo. Segni di demotivazione e scarsa autostima possono derivare dalle difficoltà che il ragazzo affronta. La disortografia, infatti, comporta un grande dispendio di energie nei compiti scritti, affaticando lo studente più degli altri e facendolo apparire svogliato o disattento. È frequente l’associazione con altre difficoltà, soprattutto di lettura (possibile dislessia) e di calcolo (possibile discalculia). Altri segnali che dovrebbero destare attenzione sono precedenti difficoltà di linguaggio e presenza di disturbi dell’apprendimento tra gli altri membri della famiglia.

Non vi è un accordo generale fra i maggiori esperti in campo DSA odierno(per quanto riguarda i cut-off per fare diagnosi), poichè è piuttosto raro trovarlo isolato dagli altri. Secondo l’ICD (manuale diagnosico di riferimento per la classificazione italiana), la diagnosi  dovrebbe essere usata in Assenza di Dislessia. La legge 170/10 suggerisce invece di utilizzare le categorie diagnostiche (Dislessia e Disortografia) in concomitanza fra di loro (quindi le diagnosi possono coesistere). I clinici sono però d’accordo nel consigliare prudenza nell’uso di questa categoria diagnostica, vi è un sostanziale accordo sulla necessità di aspettare la fine della classe terza elementare per porre la diagnosi, e solo in alcuni casi di particolare severità,  a fine seconda elementare, e solo in presenza di punteggi critici in più test. Nei casi dubbi, è consigliabile applicare la normativa DSA ma proporre alcune stimolazioni atte a produrre un cambiamento nell’individuo; in seguito alle attività di potenziamento è opportuno fare controlli per vedere l’esito di quest’ultimo, cosi da vedere se le problematiche hanno carattere di persistenza od è possibile modificarle.

 

Postura e scrittura in età evolutiva  di Evi Crotti